No, non mi sto immaginando dei matrimoni con R2-D2 in qualità di celebrante (per quanto per i fans di Star Wars potrebbe essere un'immagine suggestiva)! Tra l'altro, un matrimonio celebrato da un robot c'è già stato, in Giappone (in quale altro luogo altrimenti?), e non pochi mesi fà ma nel 2010; il robot si chiamava I-Fairy (un robot informativo), la sposa era dipendente della società che li produce mentre lo sposo un professore di robotica. Oggi, dopo 13 anni, l'esperimento non sembra aver prodotto emulazioni.
E poi, immagino una cerimonia letta con l'enfasi di Alexa o dall'assistente Google, potrebbe forse essere un passo avanti rispetto alla flemma ed al forte accento dialettale sentito da diversi sindaci e consiglieri comunali ma, di sicuro, non particolarmente auspicabile dalle coppie di sposi.
Piccola precisazione: questo articolo non è stato scritto da Susanna ma da me, Diego, suo marito e collaboratore. Ho un ruolo marginale in AmaRena, mi occupo di software e sistemi informativi per una multinazionale, ma per conto di mia moglie mi occupo della parte più tecnica, sono quello che gestisce il sito, che crea i vostri attestati e che si occupa della strumentazione tecnica.
Saltuariamente celebro anche io, quando la concomitanza di eventi lo richiede.
Data la mia natura nerd e la mia attività di celebrante, non ho potuto fare a meno di chiedermi del possibile ruolo delle IA nel mondo delle cerimonie.
Le AI (Artificial Intelligence - Intelligenze artificiali o IA in italiano), invece, potrebbero (e sottolineo il condizionale) avere un ruolo molto più concreto su quello che è il dietro le quinte delle cerimonie: la scrittura del testo, che è ciò per cui ChatGPT è stato pensato.
E’ in grado di elaborare in brevissimo tempo una quantità di informazioni che un essere umano non potrebbe leggere nel corso di una vita intera, quindi è naturale pensare che, forse, potrebbe svolgere lo stesso lavoro di ricerca ed elaborazione svolto non solo dai celebranti ma anche, ad esempio, da giornalisti o autori.
ChatGPT è un sistema di algoritmi basati sul linguaggio naturale, è quindi in grado sia di comprendere le domande scritte in linguaggio comune che di fornire risposte elaborate. E’ anche in grado di autoapprendere, nella versione inglese è stato istruito con miliardi di testi, testi che vengono usati sia per addestrare la capacità di elaborazione del linguaggio (addestramento che deve essere specializzato per ogni lingua) che come fonte di informazione (che invece può essere indipendente dalla lingua).
L’apprendimento di ChatGPT è in continua evoluzione infatti, anche le stesse domande che vengono poste, sono fonte di apprendimento ed i feedback restituiti sulle risposte date vengono utilizzati per migliorarsi ulteriormente.
Tuttavia, le stesse caratteristiche che rendono ChatGPT molto efficiente, ad esempio nell’assistenza ai clienti (molte ChatBOT si appoggiano ai servizi di OpenAI, la compagnia che ha creato sia il nuovo algoritmo che altri in passato), rendono lo stesso servizio inadatto a compiti più creativi.
I bias cognitivi sono delle alterazioni nella percezione della realtà che possono portare a pregiudizi, convinzioni false e decisioni distorte.
Esistono diversi tipi di bias ed i sistemi di intelligenza artificiale ne sono particolarmente colpiti. Ci sono stati, ad esempio, casi di software di riconoscimento facciale che tendevano ad identificare erroneamente dei cittadini di colore come criminali per via dei dati di addestramento usati, piuttosto che dei sistemi di assunzione che privilegiano gli uomini sulla base dei dati statistici che li davano come più assunti in passato.
Ci sono continui interventi sui bias emersi nell’ambito delle IA ma, mentre l’essere umano è in grado di riconoscere i bias, di fare autocritica e di migliorarsi, la IA non è in grado di farlo senza intervento umano sugli algoritmi.
Alcune interpretazioni della capacità generativa di ChatGPT danno adito ad un fraintendimento sulla “generazione di idee"; va detto che la IA non è in grado di farlo, può infatti manipolare e riorganizzare il materiale e le informazioni in suo possesso anche dando vita a testi inediti ma non è in grado di creare contenuti esclusivi ed originali. Tutto ciò che ChatGPT scrive è già stato scritto (in altre forme) da altri esseri umani.
Ho fatto diversi test sia per mettere alla prova ChatGPT che come atto di crescita personale, convinto come sono che il confronto con le diversità sia sempre utile, anche quando si parla di BOT. Devo dire che i risultati sono più sorprendenti di quanto mi aspettassi.
ChatGPT è certamente in grado di cercare e generare testi credibili e potenzialmente adattabili per l’uso in una cerimonia, soprattutto concentrandosi su una piccola porzione alla volta ma la presenza di bias e di frasi fatte (per quanto rielaborate) è tuttavia estremamente presente ed evidente. Può comunque essere utile a cercare ispirazioni e suggestioni, piuttosto che a trovare una diversa chiave di lettura per una nostra idea. Manca completamente, come è ovvio che sia, l’esperienza diretta, la capacità di inserire quel qualcosa di personale indispensabile a far percepire un testo come cucito sulla coppia.
La capacità di generare testi lunghi è poi estremamente limitata: se si chiede a ChatGPT di creare un’intera cerimonia ci si troverà con un testo (NDR: una cerimonia necessità di uno script non di un semplice testo, è qualcosa che prevede regia e coordinamento) di non più di 2 minuti (considerando che una cerimonia personale ha una durata media di 40 minuti, direi che l’effetto concorrenza sparisce). Anche la tendenza ad un’estrema ripetitività è tangibile.
Quando due persone comunicano tra loro, il 55% della comunicazione è catalizzato dal linguaggio corporeo, il 38% dalla voce (tono, volume e ritmo) e solo il 7% dalle parole.
Questo è anche uno dei motivi per cui,quando Susanna deve intervistare qualcuno per stilare la sua cerimonia personale, preferisce di gran lunga incontri live (dal vivo, o quantomeno in videochiamata) invece che lo scambio di informazioni in forma scritta (che è molto efficiente per la sua capacità di permanenza, ma insufficiente a trasmettere tutte le informazioni utili).
Ad oggi, le intelligenze artificiali si dedicano solo alla comunicazione verbale (quella meno importante, quindi); ci sono molti sforzi, nell’ambito della ricerca, per sviluppare anche il riconoscimento del linguaggio non verbale tramite videocamere e sensori ma la materia è estremamente complessa e l’orizzonte ancora troppo lontano per poter essere intravisto.
I principali strumenti di lavoro per un celebrante: l’empatia e la sensibilità, caratteristiche che permettono di comprendere le persone, di saperle leggere e di mettersi nei loro panni.
Il ruolo di un celebrante professionista non è quello di raccogliere testi e di metterli insieme in un calderone, il ruolo di un celebrante professionista è quello di creare e personalizzare (nel senso di rendere personale, non di inserire due nomi in un testo predefinito) una cerimonia unica che trasmetta le personalità ed i valori della coppia, che ne racconti la storia e la visione della vita. Per farlo deve passare da un processo di conoscenza che richiede più di qualche riga di chat. ChatGPT è in grado di attingere da miliardi di testi diversi, ma non è in grado (né mai lo sarà) di interrogare quell’unica fonte di unicità presente al mondo: la vostra personale esperienza di vita.
Al di là della celebrazione vera e propria, che non per forza di cose richiede il supporto di un professionista (tanto che AmaRena offre anche il servizio di sola scrittura, per chi desidera far celebrare amici e parenti), quanto, un celebrante, deve temere ChatGPT?
C’è una categoria di celebranti che ha ragione di temere parzialmente ChatGPT: si tratta di quei celebranti che limitano la loro attività alla ricerca di testi (prose o poesie scritte da altri) adatti alla coppia e che poi vengono inseriti in una struttura adeguata. Scrivo temere “parzialmente” perchè una parte del loro lavoro è sostituibile con ChatGPT ma richiede comunque del tempo di ricerca per saperlo fare; c’è invece una parte di lavoro, quella della creazione di una struttura, su cui ChatGPT non è di nessun aiuto (ma comunque fattibile da chiunque abbia un minimo di competenze di editing, anche senza essere un celebrante).
Quei celebranti che invece creano testi originali (una minoranza nel panorama celebrativo italiano) considerando la storia della coppia in ogni frase, raccontandola e rappresentandola, non hanno invece nulla da temere, ChatGPT non li sostituirà e, anzi, può anche diventare un utile strumento di lavoro se usato come motore di ricerca, rientrando in quelle casistiche dove la tecnologia è utile all’essere umano piuttosto che il contrario.
Per quanto riguarda tutti quei celebranti che invece fanno cose come ripetizione del rito (riti di 10 minuti copia di quello civile), cerimonie fotocopia, finti sindaci, finti preti e simili, la situazione è diversa: in quel caso non sono loro a dover temere ChatGPT ma voi di incappare in uno di loro!